POLO SPORTIVO E DEGLI EVENTI – Il Municipio scende in campo in vista della votazione del prossimo 28 novembre

Il Polo sportivo e degli eventi continua a far discutere. E ad accendere gli animi. Oggi, 20 ottobre, il Municipio di Lugano scende metaforicamente in campo. Raccomandando ai cittadini di votare sì al progetto in votazione il prossimo 28 novembre. Come noto, il Movimento per il socialismo lo scorso 31 maggio aveva depositato una domanda di referendum sul Polo. Il numero minimo di firme (3.000) era stato raggiunto.

«Questa è una proposta estremamente vantaggiosa» esordisce il sindaco Michele Foletti. «Il progetto ha una valenza regionale, che apre anche alla possibilità di un aiuto finanziario da parte dei comuni del Luganese. E ha una valenza cantonale. È l’unico progetto concreto pronto a partire l’anno prossimo».

«Io vi parlerò della parte sportiva» afferma dal canto suo il vicesindaco Roberto Badaracco. «La chiave sono proprio le infrastrutture sportive. Lo abbiamo detto e ripetuto, lo ripetiamo un’altra volta. Le strutture sportive a Lugano sono vecchie, inadeguate. Non possiamo continuare con una situazione simile. Ora è arrivato il momento di darci una mossa e andare in avanti. Il progetto è pronto, in pochi anni potremmo avere strutture adeguate. L’intera Svizzera ha realizzato stadi, palazzetti, piste di ghiaccio. Chi va in Svizzera interna vede città di media grandezza con strutture molto buone. Noi, in Ticino, siamo veramente il fanalino di coda. Questo è il progetto giusto. Va realizzato in tempi brevissimi. Qualsiasi altra opzione non verrà realizzata in tempi brevi. E vorrei sfatare un mito, proposto dai referendisti: loro dicono che sono favorevoli alle strutture sportive e non al resto. È pura ipocrisia. Dire questo significa confondere le idee ai cittadini. Fa passare l’idea che anche con un no stadio e palazzetto verrebbero costruiti. Invece, non c’è nessun piano B. Sono false dichiarazioni, fumo negli occhi. Lo stadio è del 1951. Chi parla di progetti faraonici, beh, non ha capito un tubo di niente. Si tratta solo di avere le strutture necessarie per adeguarsi a uno standard minimo sportivo. Cercate, tutti, di capirlo. Siamo la vergogna della Svizzera. Non costruire lo stadio vuol dire far retrocedere d’ufficio il Football Club Lugano. Non è propaganda, è realtà. La Swiss Football League ci aveva dato una deroga di 5 anni quando il Lugano è tornato in Super League. Grazie a una modifica del regolamento, il Lugano è riuscito a ottenere il rinnovo della deroga di anno in anno. A patto che vi siano indizi concreti che il progetto di realizzazione dello stadio ha conosciuto miglioramenti. La Swiss Football League conosce solo questo, di progetto. Tanti dicono: ma così ci obbligate a votare sì. Nessun ricatto, ribadisco: è la pura, cruda realtà».

Capitolo contributi. Badaracco ricorda che il Cantone è pronto a sborsare 18 milioni di franchi. La Confederazione, invece, ne verserà 5. «In cassa abbiamo già 23 milioni di franchi. Sicuri. L’Ente regionale sostiene il progetto e, forse, potrebbe valutare ulteriori contributi. Diciotto, di milioni, ne abbiamo già spesi per questo progetto. Il no al PSE vuol dire buttare dalla finestra 41 milioni di franchi. Di questo bisogna tenere conto, ecco». Quanto ai costi di realizzazione, «non è vero che il PSE costerebbe più degli altri stadi realizzati in Svizzera» spiega il vicesindaco. «Lo stadio di Lugano costa, per posto a sedere, 6.300 franchi. Lo stadio di Thun ne costa 6.096, quello di Aarau 6.031. Losanna 6.038. Siamo assolutamente nella norma. E a Lugano bisogna considerare anche lo stadio provvisorio, da allestire per permettere al Lugano di continuare a svolgere la propria attività. La pista d’atletica? È stata spostata nella parte sud. Verrà realizzata in una seconda fase, questo creerà dei problemi momentanei alla SAL Lugano. Ma ci stiamo prodigando per trovare una soluzione». Il PSE, prosegue Badaracco, diventerebbe anche un polo attrattivo in termini di eventi e concerti. «Penso al palazzetto o allo stadio. Dai 4 ai 15–16 mila spettatori. È una grossissima occasione. Se abbiamo strutture così moderne e all’avanguardia, capaci di attirare turismo sportivo e degli eventi, ne beneficerà anche il centro cittadino».

«Sin da quando si è iniziato a ipotizzare il PSE, la formula è sempre stata quella del partenariato pubblico-privato» spiega Foletti. «Stiamo parlando di un investimento totale di 374 milioni di franchi, di cui 167 milioni per l’arena e il palazzetto. È il tetto massimo dei costi concordato con gli investitori, messo nero su bianco nel contratto. Per il parco urbano, le due torri, etc. sono previsti 127 milioni. Per la terza tappa, che dipenderà dalla variante di piano regolatore, sono previsti 80 milioni di franchi. Un nuovo quartiere, la Città, non avrebbe potuto costruirlo da sola. È evidente, considerando anche la situazione debitoria cui eravamo confrontati anni fa». La soluzione, indica Foletti, è interessante. «Ci sono tutta una serie di clausole che ci permettono di essere flessibili». I rischi, inoltre, «vanno a carico dell’investitore». L’aumento massimo del moltiplicatore, ribadisce il sindaco, sarà al massimo del 3%. «Vuol dire 50 franchi all’anno in più per la maggior parte dei cittadini».

Cristina Zanini Barzaghi, dal canto suo, spiega: «Abbiamo unito obiettivi sportivi e altri che toccano l’amministrazione comunale. È evidente che è un progetto complesso, ma l’obiettivo primario è quello di dare uno sviluppo armonioso a un quartiere importante della Città, Cornaredo. Dopo tre concorsi e un iter lungo siamo, infine, a un passo dalla realizzazione. Questo progetto, sin dal principio, è nato per dare maggiore fruibilità alla popolazione. I quartieri di Molino Nuovo, Pregassona e Viganello rappresentano quasi la metà della popolazione cittadina. Bisogna dare attenzione al centro, ma anche alle zone più popolose e popolari. Poi, d’accordo, non è un progetto perfetto. Ma è perfettibile. Il consiglio comunale ha svolto un lavoro estremamente approfondito in merito a costi e tempistiche. Ci sono sette punti, aggiunti dal consiglio comunale, per migliorare la sostenibilità del PSE e per migliorare il partenariato pubblico-privato. Dai primi incontri con i diversi partner, su questi sette punti c’è una volontà congiunta. Sia da parte del Municipio sia da parte degli investitori». E il piano B? «È impossibile presentare un progetto alternativo in pochi mesi» taglia corto la municipale. «Questo progetto ha un interesse pubblico, è a favore dello sport e di altri bisogni della popolazione. Lo svuotamento del centro? Ma così lo ripopoleremo, perché il nostro desiderio è quello di trasformare gli uffici in abitazioni. Anche per il ceto medio. È un impegno che abbiamo preso come Municipio, svolgendo pure uno studio di fattibilità. È possibile creare abitazioni per 150-160 persone».

Karin Valenzano Rossi pone l’accento sul verde. «Un parco urbano di oltre 12 mila metri quadrati» spiega la municipale. «Chi dice che cementificheremo, beh, si sbaglia. Regaleremo alla Città un parco urbano, fruibile per tutti. Che farà da continuum alla riqualificazione del Cassarate che parte dalla Foce, prosegue lungo il fiume e arriverà a Cornaredo. Un’area che, oggi, è proprio brutta se mi permettete». Gli spazi, ripete Valenzano Rossi, sono importanti. «Ci è stato detto che è un finto verde, perché sarebbe in buona parte sopra delle strutture. Questa critica è solo parzialmente corretta, perché è già previsto che verrà creato un parco con alberi ad alto fusto. Un vero e proprio parco urbano, ripeto, aperto e permeabile. Collegato da un lato al Cassarate e dall’altro con il percorso verde della collina di Trevano».

La Polizia cittadina, che ha sede in via Beltramina, si sposterebbe a Cornaredo. «Oggi, dove si trova, la Polizia sta stretta. La nuova sede verrebbe invece modulata in base alle esigenze attuali e future. È una necessità in termini di razionalizzazione degli spazi».

La parola passa a Filippo Lombardi. «Il futuro della Città si articola su assi, regolazioni di mobilità, piazze. Ma si articola anche su grandi progetti. I due grandi progetti per il decennio appena cominciato sono il PSE e l’arrivo in città del tram-treno. Nel caso del Polo siamo noi il motore. Vogliamo dare un’impronta alla Lugano del domani. Sviluppare la Città solo al centro, di cui ci occupiamo già tantissimo, è impensabile. Dobbiamo pensare, come è stato detto, ai quartieri più popolosi. Il timing è un fattore essenziale. Badaracco ha parlato delle esigenze della Swiss Football League. È una questione di elevare il livello delle infrastrutture sportive in tutta la Svizzera, lo so bene perché vengo dal mondo dell’hockey. Ed è una questione di parità di trattamento. Ad altre città è stato imposto di adeguarsi. E Lugano, la lasciamo con le strutture di cinquant’anni fa? Valeva per l’Ambrì come vale per il calcio. Noi, nell’hockey, siamo andati all’estremo limite. Il 22 dicembre 2018 avevamo fatto una piccola sceneggiata, con Ueli Maurer che di fatto apriva il cantiere della nuova pista. Avevamo tempo fino al 31 dicembre per farlo. La pressione che avverte il Football Club Lugano è reale». Le opere pubbliche, chiarisce Lombardi, necessitano di tempo. «Respingere progetti così grandi comporta enormi attese di tempo per elaborare un nuovo progetto».

Sostenibile sul fronte ambientale, il PSE ha oltretutto una valenza sociale come ricorda Lorenzo Quadri. «Non si deve dimenticare la ricucitura del comparto, dove sono già presenti iniziative sociali importanti». Diverse associazioni hanno già mostrato interesse a insediarsi in questi spazi.

Tiziano Galeazzi, in conclusione, sposta il discorso sul fronte informatico e giuridico. «Lo spostamento dell’amministrazione al PSE avrà ricadute positive, l’informatica verrebbe razionalizzata» spiega. «Le tappe sono veramente strette, tutto è pronto. Ad aprile si potrebbe partire».

Il Maglio, chiosa Badaracco riferendosi allo spostamento di determinate attività sportive, «diventerà un fiore all’occhiello della Città». «Questo progetto deve comunque essere realizzato, il Maglio è assolutamente necessario in tutti i casi» prosegue. «Urgono spazi aggiuntivi». «Evidentemente il Municipio all’unanimità raccomanda di votare sì» dice Foletti. «Siamo in ballo dal 2004 e mai nessuno si era opposto finora. Oggi siamo a non cinque minuti da mezzanotte, ma a cinque mesi dal primo colpo di piccone. Abbiamo davanti un referendum. Se questa Città vuol guardare con ottimismo al futuro deve votare sì il prossimo 28 novembre. I luganesi mostrino orgoglio, insomma. E votino sì».

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